Il tempo liberato

Sono rientrata da poco in Italia dopo mesi di assenza e, dopo essere stata travolta da una serie di eventi, mi sono ritrovata a veder tornare indietro il mio tempo, quello di cui mi sentivo oramai padrona ma che, a pensarci bene, era rimasto ancora una volta impigliato in una nuova, più o meno imposta, routine. Avete mai provato la sensazione di riavere indietro il vostro tempo quando non vi eravate neanche accorti che qualcosa o qualcuno ne stava assorbendo troppo? Viviamo giorni in cui il tempo libero in realtà non esiste, perchè sembra che ci sentiamo obbligati in qualche modo a riempirlo. Ma siamo proprio sicuri che il tempo vada sempre riempito? «Cosa fai nel weekend?» mi chiedevano i colleghi volontari in Perù. «Niente, mi siedo qui e respiro» rispondevo. «E poi?» «Niente, mi siedo qui e guardo l’oceano». «E poi?» «Niente, …» continuavo, indulgente e divertita. Mi guardavano straniti e non capivano. A dire il vero, nemmeno io avevo mai vissuto il mio tempo libero così prima di allora. In effetti, più che tempo libero lo chiamerei “tempo liberato”; dal lavoro, dalle relazioni, dagli hobby, da qualsiasi cosa non sia il semplice sentire me stessa, tramite la percezione del mondo e la connessione con tutto ciò che ne fa parte, per il fatto stesso di esserci e non di fare qualcosa. Là, seduta per terra nella mia pagoda, a contatto con il suolo, senza il timore di sporcare gli shorts bianchi, accettando il rumorio dei passanti senza aprire gli occhi, semplicemente sentivo che ero in pace, che ero potente, che ero connessa. Da allora vivere il mio tempo liberato è diventato una specie di silenzioso mantra, e sono contenta che la vita mi porti ora a riscoprirlo.

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