È una serata strana, ora di cena, sulla via principale, ma sembra non esserci davvero nessuno. Uno spazio tempo quasi spettrale, inesistente o d’altre epoche. L’incontro con due occhi di cui non ricordo il colore, se non la sensazione di conoscerli da sempre. L’apparizione di animali misteriosi, la psicologia degli astri, un’involontaria colonna sonora. Una notte in cui capisco come amare possa essere ben altro di quello che normalmente si conosce. Miagolii isterici ed arrabbiati di gatti invisibili entrano dalla strada. Da dove vengono? Non ci sono gatti in quel paese. «Cosa succede?» chiedo sottovoce. «Non è bene che stiamo qui questa notte. Usciamo e camminiamo». E, non alzando lo sguardo, vediamo tante piccole margherite recise proprio sotto l’occhiello. Ne raccoglie una, due, tre, e man mano che le raccoglie me le porge fino a riempirmi le mani, candido amore che mi regala, noncurante dell’inquietudine del momento, per ricevere in dono un sorriso altrettanto candido di comprensione senza voler sapere più altri perché, tanto quando eravamo insieme non ci poteva succedere nulla. Accontentarmi di sapere della sua esistenza, e lui della mia. Superare insieme le forze che vogliono allontanarci. E poi lasciarci con una silenziosa promessa: ci ritroveremo in tutte le cose del mondo.